Gli ambiti della ricerca saranno essenzialmente tre:
- La scuola come luogo. Gli edifici scolastici sono stati oggetto di attenzione crescente nel corso del tempo. Già gli ordini religiosi che dal ‘500 hanno gestito scuole e collegi, e in particolare i gesuiti, avevano definito canoni architettonici peculiari all’edilizia scolastica. In seguito, è stato compito precipuo degli Stati normare la vita scolastica, a partire dall’architettura. In particolare, lo Stato italiano ha dedicato sin dall’unità costante attenzione all’architettura scolastica, tanto che le leggi e le normative sulla scuola sono state numerose e sempre più dettagliate (anche se non sempre attese nella pratica). Più recentemente, poi, a partire dai primi del Novecento, anche pedagogisti, architetti, medici e filantropi si sono interessati alla costruzione degli edifici destinati all’istruzione, con l’obiettivo di apportare innovazioni e miglioramenti nella vita di insegnanti e studenti. Oggi, costruire una scuola significa non solo pensare a un edificio in cui bambini e ragazzi possano studiare in sicurezza, ma anche sfruttare ciò che il tempo e l’esperienza ci hanno insegnato in merito all’influenza che i luoghi hanno nel facilitare o nel complicare lo studio e l’apprendimento. Oltre a ciò, progettare una scuola significa anche tenere conto del suo impatto ambientale, in modo da risultare educante per chi la frequenta sin dal modo in cui è concepita.
- La scuola come spazio. Con il tempo, le leggi e ancor più la riflessione pedagogica e architettonica sono entrate più in profondità nella vita scolastica, dedicandosi anche all’arredamento scolastico. È fuori di dubbio, infatti, che non solo la disposizione degli spazi, ma anche la disponibilità e l’organizzazione dell’attrezzatura rivolta all’insegnamento connotano indelebilmente la scuola. Si pensi alla lavagna, che comparve nelle aule alla fine del Settecento, introducendo nella vita scolastica le modalità didattiche che oggi consideriamo scontate, ma che prima non esistevano, come il fare lezione contemporaneamente a tutta la classe e prevedere, di conseguenza, manuali scolastici uguali per tutti gli alunni. Sin dalla fine dell’Ottocento esiste un ricco e specializzato mercato dell’arredo scolastico, per lungo tempo controllato, non a caso, dalle case editrici, che producevano non solo libri, ma anche banchi, cartelloni murali, cartine geografiche, strumenti per i laboratori, attrezzi per la ginnastica, ecc. Oggi gli edifici, gli arredi e gli strumenti didattici ereditati dal passato, nonché la stessa organizzazione delle aule, sono chiamati a modificarsi in relazione alle innovazioni della tecnologia, in particolare dell’informatica.
- La scuola come ambiente. In quanto prodotto tipico di ogni epoca storica, il modo di intendere la scuola e l’insegnamento cambia in relazione non solo all’architettura, all’arredamento scolastico o alle teorie didattiche e pedagogiche, ma soprattutto in funzione dei complessivi orizzonti culturali nei quali essa esiste. È figlia, cioè, del progresso tecnologico, delle aspettative della società nei confronti delle generazioni più giovani, dell’idea di uomo e di cittadino condivise dal contesto socio-culturale di riferimento. Poiché è innegabile che la virtualizzazione della realtà stia oggi modificando profondamente ogni aspetto della nostra civiltà, è certo che anche la scuola non può rimanere esente da importanti trasformazioni. E sebbene la scuola sia, in generale, un luogo che spesso fa molta resistenza al cambiamento e mal si adatta alle novità, sono già sotto gli occhi di tutti gli effetti dell’ingresso nelle aule delle tecnologie informatiche e del virtuale. Quello che naturalmente non conosciamo ancora è come queste nuove tecnologie modifichino, da un lato, il modo di intendere la scuola e l’insegnamento, dall’altro – ed è questo un tema centrale della nostra epoca – le modalità di apprendimento e le stesse capacità cognitive dell’uomo. È necessario, quindi, studiare la scuola come un ecosistema, ovvero come un sistema autosufficiente e in equilibrio dinamico nel quale interagiscono organismi viventi (studenti e insegnanti) e materia non vivente (locali, arredo, libri, strumenti info-telematici, ecc.), in continuo divenire.